La Basilicata è una terra ricca. Ricca di verde, di paesaggi incontaminati, ma anche di storia e tradizioni. I popoli che hanno abitato questa piccola regione del sud Italia sono stati diversi. Ognuno, poi, ha maturato e sviluppato usi e costumi caratteristici. Proprio da questo deriva la grande ricchezza delle tradizioni lucane: un variegato melting pot culturale che si è tramandato di generazione in generazione e sopravvive alla modernità della nostra epoca, talvolta con fedeli rievocazioni storiche. È così che ogni paese e centro abitato lucano conserva e porta avanti il proprio patrimonio di tradizioni.
In questo articolo vogliamo portati alla scoperta degli eventi e delle tradizioni di Lavello, uno dei comuni più antichi, situato nella parte più a nord della regione. I lavellesi sono molto legati al proprio paese e alla propria terra, infatti, eventi e tradizioni non mancano di certo in questo borgo.
Quindi, mettiti comodo, si parte alla scoperta del folklore lavellese!
Il domino e il carnevale come principali eventi e tradizioni di Lavello
Se chiedi agli abitanti dei paesi vicini per cosa è famoso il paese di Lavello, di sicuro tutti daranno la stessa risposta: il carnevale. Questo periodo dell’anno, infatti, è uno dei più importanti per la comunità lavellese ed è sicuramente il più atteso.
Il carnevale lavellese rientra tra gli eventi e tradizioni di Lavello più importanti e si caratterizza per le feste di ballo che vengono organizzate ogni sabato sera, per tutto il periodo che precede la quaresima. Queste feste, chiamate tipicamente “festini”, sono localizzate e sparse un po’ in tutto il paese, vista la grande partecipazione delle persone.
I festini lavellesi non sono altro che delle serate danzanti. I balli che si svolgono sono per lo più di coppia e in alcuni festini è possibile anche trovare dei musicisti locali che suonano dal vivo. Il divertimento è assicurato e travolge tutte le fasce d’età. Dai più piccini ai più grandi, è raro che un nativo lavellese non sappia ballare o non abbia mai partecipato a questo tipo di eventi.
Il carnevale di Lavello, però, ha un’altra peculiarità che lo rende unico: il domino.
Che cos’è il domino?
Il domino è la tipica maschera lavellese: una lunga tunica in raso fermata in vita da un cordoncino dorato. Caratteristico è il cappuccio che copre la testa e la maschera, un rettangolo di raso che viene messo davanti al viso e scende appena oltre la base del collo. Il tipico domino è di colore rosso, ma sono diffusi anche il nero e il blu.
Gruppi di persone con indosso il domino, si incontrano ogni sabato sera e si spostano di festa in festa. Ogni gruppo è guidato dalla figura del “conduttore”, che solitamente non indossa il domino e si riconosce dal bastone che porta con sé. Il conduttore pianifica l’itinerario dei festini e conduce il gruppo di maschere, che normalmente si sposta a piedi. Una volta raggiunta la festa, il conduttore bussa alla porta e chiede di entrare con il suo gruppo, accordandosi sul numero di balli che sono loro concessi.
Ogni gruppo di domini rimane nel festino per la durata di tre/quattro balli e poi va via, alla volta del festino successivo. Al loro ingresso, le maschere sono accolte con il ballo apripista. Si aprono le danze e ogni domino invita a ballare qualcuno dei partecipanti non in maschera. Quando la musica termina il domino offre al suo/a compagno/a di ballo dei dolcetti, che conserva all’interno di un sacchetto in tessuto. Questo gesto serve per ringraziare del ballo che gli è stato appena concesso.
Qual è la storia di questa tradizione?
Come avrai capito, domino e festini rappresentano uno degli eventi e tradizioni di Lavello più significative della cittadina. Anticamente, i festini erano organizzati nelle case. Infatti, partecipavano soltanto i parenti e i vicini, poche persone se pensiamo alle grandi feste messe in piedi oggi. Si ballava anche tre volte a settimana, non soltanto il sabato.
Le maschere dei domini, che all’epoca erano riservati esclusivamente agli uomini, andavano di casa in casa, per lo più con l’obiettivo di invitare a ballare le ragazze alle quali facevano la corte. Insomma, era un modo per stare con la propria amata e scambiare qualche parola. C’erano anche le donne nei gruppi di domini, ma queste erano vestite con costumi e maschere differenti e femminili. A quel tempo i colori del domino indicavano l’appartenenza a un determinato ceto sociale e variavano dal rosso al nero, dal verde al blu e così via.
Per quel che riguarda le origini di questa tipica maschera, non si hanno notizie certe, ma è molto probabile che derivi da un antico costume, quello della Confraternita della Buona Morte. Questa arcaica organizzazione indossava un saio con un cappuccio durante i rituali sacri e le processioni religiose. Il domino odierno, infatti, ricorda moltissimo il travestimento del boia, con il cappuccio e la maschera che copre il viso integralmente.
La sfilata dei carri
Insomma, il bello della tradizione carnevalesca lavellese è che raccoglie davvero tutta la cittadinanza del paese e non solo. Negli ultimi anni, l’organizzazione dei festini è diventata sempre più strutturata e ha permesso di coinvolgere anche gli abitanti dei paesi più vicini, come Melfi, Venosa, Rapolla, Rionero e così via. La tradizione del domino, poi, rende i tipici festini ancora più divertenti, se pensi che potresti ballare con qualcuno non sapendo chi sia. È il fascino del mistero, che ammalia lavellesi e non da generazioni.
Da qualche anno a questa parte, l’ultima domenica di carnevale, tutte le strade del paese prendono vita con la sfilata dei carri allegorici, una vera e propria gara alla quale partecipano gruppi di artigiani, che durante tutto l’anno sono all’opera per realizzare il carro più strabiliante. Ovviamente anche i paesi vicini intervengono nella competizione. La parte migliore della sfilata la fanno le persone in maschera. Non soltanto i tipici domini, ma maschere di ogni genere e tipo, sfilano insieme ai carri e ballano a ritmo di musica seguendo la parata in giro per il paese. Al termine della sfilata, poi, tutte le persone mascherate arrivano in piazza e danzano ancora e ancora, fino a sera, accompagnati dai musicisti che suonano dal vivo.
La festa di San Mauro
Un’altra ricorrenza da annoverare tra gli eventi e le tradizioni di Lavello è la festa di San Mauro.
San Mauro martire è il Santo patrono della cittadina di Lavello e si festeggia il giorno del 2 maggio. In realtà il Santo viene celebrato anche nel mese di novembre, con una cerimonia solenne e la consueta processione. In questa occasione San Mauro viene comunemente chiamato “poverello”, proprio per distinguere i festeggiamenti veri e propri che avvengono nel mese di maggio.
Oltre al rito religioso dedicato e l’uscita in processione del Santo, l’amministrazione comunale adorna le strade principali con le luminarie. Diverse bancarelle di venditori ambulanti si alternano una dopo l’altra sul corso principale, fino a Piazza Matteotti, dove viene sistemato il palco che ospita cantanti, attori e intrattenitori. Per questa festa, una delle più sentite del paese, c’è anche uno spazio dedicato al divertimento, che ospita le giostre, di solito alle spalle della villa comunale.
Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Incoronata
Tra il venerdì e il sabato dell’ultimo week end di aprile, i lavellesi partono in processione per raggiungere il Santuario della Madonna dell’Incoronata, vicino Foggia. Una tradizione che si perpetua da più di 130 anni e che chiama a raccolta un’ampia fetta di lavellesi devoti. Tra loro c’è chi ha ricevuto una grazia, chi vorrebbe riceverla o chi semplicemente percorre quei 52 chilometri per omaggiare la Madonna Bruna.
Alle prime luci dell’alba i pellegrini sono pronti. Insieme a loro una carovana di trattori con rimorchio al seguito, addobbati con le effigie della Madonna. Una processione che avanza immersa in un’atmosfera suggestiva: accompagnati dai cori dei fedeli, alcune voci maschili intonano i canti dedicati alla Santissima. In testa al corteo si posiziona il carro che trasporta lo stendardo con il quadro della Madonna e i bambini vestiti da San Mauro o da Madonna.
La prima tappa del pellegrinaggio è a Orta Nova, presso la Chiesa della vergine Maria dell’Oltremare. Qui si arriva verso sera e qui gli stanchi pellegrini vengono accolti e ospitati per passare la notte. L’indomani si riparte alla volta del Santuario.
Una volta giunti nel luogo consacrato alla Madonna dell’Incoronata, i fedeli compiono i rituali tre giri attorno alla Chiesa prima di entrare al suo interno e partecipare alla Santa Messa.
Una delle tradizioni più antiche e più partecipate dai lavellesi, che fino a qualche decennio fa affrontavano alcuni tratti del percorso addirittura a piedi nudi.
La festa della mietitura
Gli eventi e le tradizioni di Lavello sono tanti e non poteva mancare un evento dedicato all’agricoltura, destinato a diventare parte delle tradizioni lavellesi. Lavello è storicamente un paese di agricoltori. L’agricoltura, la cura della terra, il lavoro nei campi fanno parte ormai della cultura dei lavellesi. Lo stile di vita contadino è una visione radicata nell’immaginario degli abitanti locali e non solo, va anche oltre i confini del paese.
Proprio per questo, per celebrare e onorare un rapporto quasi viscerale con la terra, la ProLoco di Lavello “F. Ricciuti” ha istituito la festa della mietitura. L’evento di solito anima il paese in estate, verso la fine di luglio. Per l’occasione viene allestita una mostra con attrezzi e antichi strumenti per la mietitura manuale del grano e trebbie vere, quelle che hanno attraversato i campi e le colline del territorio 50 anni fa. Oltre a questo, vengono organizzate altre attività di tipo ludico e culturale, che si alternano a convegni, mostre fotografiche, degustazioni di prodotti tipici, spettacoli e musica dal vivo.
Uno degli eventi e tradizioni più importanti di Lavello: Il presepe vivente
La parte vecchia di Lavello, il “pescarello”, è una zona del paese che conserva ancora un certo fascino e negli ultimi anni è stata rivalutata moltissimo, non solo dai locali ma anche dai turisti e dai forestieri. È proprio in questa suggestiva location che nella serata del 24 dicembre prende vita il presepe vivente, una rievocazione storica riconosciuta ormai da 40 anni tra gli eventi e le tradizioni di Lavello.
L’evento comincia nel tardo pomeriggio: centurioni romani sfilano per le strade più importanti, accompagnati da vessilli romani e annunciati dal suono dei tamburi. Verso le nove di sera, il pescarello si accende di magia: le stradine e i vicoli diventano la cornice perfetta per rivivere le vicende che hanno preceduto la nascita di Gesù. A partire dalla Chiesa di San Mauro, si apre un vero e proprio itinerario, che catapulta il visitatore nello scenario della natività. Una vera e propria capsula in viaggio nel tempo. Lungo il percorso troviamo le diverse tappe del racconto evangelico, come l’annunciazione, l’editto di Ponzio Pilato, e le variegate botteghe artigiane, che mostrano i lavori “antichi” come il falegname, il calzolaio, il fabbro. Immancabili, poi, gli angoli del gusto, per assaporare la tradizione culinaria lavellese racchiusa nelle “pettole”.
Storie e credenze popolari: la notte dei morti
Le credenze popolari sono molto diffuse a Lavello, così come negli altri paesi lucani e, per estensione, anche in tutto il sud Italia.
Una tra le più famose e antiche riguarda sicuramente la notte dei morti, ovvero quella tra il primo e il secondo giorno di novembre. Si narra che nel corso di questa nottata le anime dei defunti escano in processione percorrendo le strade del paese. Proprio per accompagnare il cammino dei morti, si usava e si usa ancora, a dire il vero, mettere un lumino, una candela accesa, sui davanzali delle finestre oppure sul balcone. I più audaci, poi, ma anche gli scettici, possono osare, mettendo una bacinella piena d’acqua accanto al bagliore della piccola luce.
La credenza popolare vuole che, guardando nell’acqua della bacinella, il malcapitato riesca a vedere le anime defunte che sfilano in processione. Il malcapitato – è proprio il caso di dirlo – dopo aver compiuto questo sacrilegio, morirà all’istante, unendosi ai compagni in processione.
Se la notte fila liscia e nessuno si azzarda a guardare nella bacinella, il 2 novembre si può festeggiare, mangiando il dolce tipico, preparato in onore dei cari defunti. Un dolce povero, a dire il vero, e di origine contadina: il grano cotto.
Questa famosa pietanza della tradizione lavellese è considerata un dessert ma in realtà sembra quasi… Un’insalata. È un mix di grano cotto, dolci chicchi di melagrana e noci spezzettate. Il tutto condito da una salsa molto particolare e tipicamente lucana: il vino cotto.
Insomma, gli eventi e le tradizioni di Lavello sono davvero molteplici e alcune alquanto folkloristiche. Inoltre, sono distribuite lungo tutto l’arco dell’anno, quindi è sempre il momento giusto per visitare Lavello!