Cosa vedere a Rapolla? ve lo spieghiamo in questa guida
Rapolla, città dell’olio e del vino, è un piccolo paesino che si colloca nella parte Nord della Basilicata, nella zona del Vulture. Chi visita il Vulture non può non farvi un salto, perché il piccolo centro abitato soddisfa davvero le esigenze di ogni visitatore: gli amanti del vino non potranno non apprezzare un buon calice di Aglianico, mentre i più devoti resteranno piacevolmente colpiti da una visita alla chiesa più piccola d’Italia.
I luoghi da visitare e le cose da vedere a Rapolla sono molte. È consigliato riservarsi metà giornata per scoprire ogni angolo del posto e qualche ora in più se si vuole approfondire il contesto rurale.
Il periodo migliore per visitare Rapolla è in primavera/estate quando le temperature sono piacevoli, ma non eccessivamente elevate. Da non perdere assolutamente, a metà ottobre, una delle manifestazioni più note della Regione “Il Parco Urbano delle Cantine di Rapolla”.
Cosa vedere a Rapolla? iniziamo dalle Chiese
Ai pedi del centro storico di Rapolla è collocata la Cappella Madonna della Stella, che detiene il primato di chiesa consacrata più piccola d’Italia. Le sue origini si devono ad un monaco basiliano che ricavò la chiesa, inizialmente eremo, dalle rovine di una cantina danneggiata dal terremoto. Oltre al guiness le si attribuisce anche il riconoscimento di eremo più antico del paese. Sulla parete di fondo una pittura bizantina dell’XI secolo rappresenta la Madonna della Stella con in braccio il Bambino Gesù, san Biagio e san Michele che con un piede allontana il demonio.
Porta medievale dell’Annunziata
Salendo e scendendo fra le viuzze del centro storico, che i cittadini denominano “san Giovanni”, la Porta medievale dell’Annunziata si apre in una porzione superstite dell’antica cinta muraria di Rapolla. Secondo una leggenda ai tempi della battaglia di Heraclea, nel III sec. a.C, su questa porta i romani posero una mattonella in terracotta rossa recante due serpenti attorcigliati, che nel linguaggio militare romano di allora comunicava “attenzione”: è luogo sacro, non si passa, non si fa rumore”.
Oltre l’arco a tutto sesto la Chiesa dell’Annunziata, donata da Roberto il Guiscardo intorno al 1059. Non distante la Chiesa di Santa Lucia, cattedrale di Rapolla fino all’avvio, nel 1209, della costruzione dell’attuale Cattedrale Santa Maria Assunta, ad opera dell’architetto Sarola da Muro Lucano.
Chiesa della Giaconella
Fuori dal centro storico, tra il Comune di Melfi e il Comune di Rapolla, da non perdere una piccola chiesetta circondata da fitti boschi di castagno: la Chiesa della Giaconella, costituita da un avancorpo in muratura e da una grotta contigua scavata nel tufo vulcanico. Il suo scopritore, Emile Bertaux, la descrisse così: “Sul tufo del fondo si scorgono ancora dei frammenti delle pitture con scene della vita di santa Lucia, che si possono attribuire al 1200, nel mezzo, la Madonna e santa Lucia ridipinte nel 1873, Dio sa con quali colori”.
Febbraio. Mese di celebrazioni sacre e profane
Febbraio è per i rapollesi il mese più significativo e si apre con due importanti celebrazioni, una di carattere sacro e l’altra profano.
La Diana, il giorno due, ricorda con l’accensione di falò e una sveglia notturna al ritmo di tamburi l’assedio del paese e la resa a re Manfredi.
Il giorno 3 febbraio Rapolla celebra il suo santo patrono, san Biagio. Si narra fosse un vescovo dell’Armenia; i suoi miracoli riguardano la guarigione. A Rapolla, così come nel resto del Meridione, viene in particolare venerato per la guarigione delle malattie che riguardano la gola, ma anche come patrono degli animali e del raccolto.
La messa di celebrazione si svolge nella Chiesa di San Biagio. Nella cripta sono presenti affreschi in stile bizantino databili intorno al XIII secolo. È emerso che tra i personaggi raffigurati vi sono, appunto, san Biagio a destra e san Nicola a sinistra. Al centro della cripta c’è una crocifissione con Maria e san Giovani al lato della croce della stessa grandezza del Cristo.
Il Parco Urbano delle Cantine di Rapolla
Rapolla è una terra custode di valori e antichi mestieri, che si distingue per una progressiva produzione vinicola e olivicola. Malvasia, Aglianico e Moscato si conservano nelle cavità di tufo vulcanico delle cantine di Fosso Tiglia e di via Monastero. Le cantine, vera peculiarità, sono state oggetto di un evoluzione funzionale prima e culturale dopo. Gli abitanti compresero che la temperatura di quelle grotte naturali ben si adattava all’esigenza di serbare il vino locale.
Durante la manifestazione ultradecennale, Parco Urbano delle Cantine di Rapolla, le cavità di tufo, illuminate da fiaccole, aprono le porte ai visitatori per un’immersione di due giorni negli odori e nei sapori di lontane pietanze, sulle melodie di musiche folkloristiche. Tra le ricette della tradizione u cutturìdd, piatto preparato con carne di pecora e di agnello e verdure. Un tributo anche agli antichi metodi contadini: si assiste alla trasformazione del latte in prodotti caseari e alla pigiatura dell’uva a piedi nudi.
Focus sul patrimonio rupestre
È ricorrente l’uso del termine “rupestre” in riferimento ad architetture, tendenzialmente di tipo religioso, spesso affrescate, scavate nella roccia.
Vi sono zone lucane, interessate dal fenomeno, che ad oggi si pongono l’obiettivo di salvaguardare i siti rupestri e restituirli nuova vita. Fra i comuni sensibili al tema vi è, appunto, Rapolla.
Rapolla vanta un articolato patrimonio rupestre che attende di essere valorizzato. Di seguito un elenco di alcuni dei luoghi rupestri rapollesi dislocati sul suolo comunale e non noti ai più:
- Chiesa del Crocifisso
- Chiesa di Santa Barbara
- Chiesta di San Pietro
- Cripta di Sant’Elia
Chiesa del Crocifisso
La Chiesa del Crocifisso, databile fra il Seicento e il Settecento, è uno di quegli edifici in cui si inspira il fascino della dimenticanza; sconsacrata, è stata oggetto di terremoti e frane. Nella parte terminale occulta un ipogeo del quale sono superstiti tre absidi, parte conclusiva di una chiesa sicuramente tripartita. La pianta e il corredo iconografico avvalgono l’ipotesi che la colloca nella tradizione monastica latina. Stanno svanendo i resti di affreschi sul pilastro centrale e nelle absidi; si distinguono le immagini di san Benedetto e san Guglielmo da Vercelli.
Chiesa di Santa Barbara
La Chiesa di Santa Barbara si colloca in aperta campagna e ha assunto nel corso dei tempi la funzione di fienile. Conserva due ambienti suddivisi da un arco e coperti da volte a crociera e a calotta, preceduti da un terzo ambiente, ormai distrutto, che delineava uno spazio formato dalla concatenazione di vani quadrangolari a quote differenziate. Una serie di semicolonne addossate agli angoli raccordano le coperture alla pianta. Nel 1120 la Chiesa è citata in una bolla di papa Calisto II come uno dei possessi dell’Abbazia di Monticchio. Nella cripta si è conservato un rosone dipinto nella cupola.
Chiesa di San Pietro
Nel 1152 si attesta il possesso da parte di Pietro, vescovo di Rapolla, dell’attuale Chiesa di San Pietro, oggi di difficile accesso. La cripta ha tre navate, la centrale absidata e le laterali arricchite da nicchie e lungo le pareti longitudinali evidenzia un impianto basilicale già individuato in un gruppo di chiese benedettine. Sulla parte centrale della grotta un tempo una pittura bizantina raffigurava: a sinistra, il santo con le sue enormi chiavi; al centro, la Madonna col Bambino in braccio e sulla destra un’altra figura, un monaco santo.
Cripta di Sant’Elia
Sorge in un bosco, non molto distante dal centro abitato, in località Campanile, la piccola cripta di Sant’Elia. Conserva una rara pianta a due navate absidate, suddivise da pilastrini e archivolti e ha delle analogie con l’ipogeo materano di Santa Maria de Olivares. La copertura è ormai caduta e nelle absidi sono scomparsi gli affreschi che dovevano ricoprire anche parte delle murature laterali. Un’epigrafe in latino, identificativa dell’affresco non pervenuto raffigurante il santo, attesta l’avvenuta occidentalizzazione del culto di Sant’Elia, di origine greca, in un contesto storico e sociale nel quale il monachesimo benedettino è saldamente radicato fin dagli inizi del X secolo.
Trekking sul sentiero della Bramea
Per gli appassionati di trekking, a pochi chilometri dal centro abitato di Rapolla, è possibile percorrere un sentiero paesaggistico che condurrà ad una vista mozzafiato sulla zona rurale del Comune.
Si tratta di un percorso tutto in salita allestito da una serie di pannelli informati, che narrano passo dopo passo una storia, dalle vicende del brigantaggio alla scoperta della Bramea, la falena del Vulture sopravvissuta all’estinzione. Puntando la fotocamera del proprio smartphone sul codice QR code si accederà a una serie di interessantissimi approfondimenti.
Dove mangiare
Durante la visita al piccolo paesino di Rapolla è consigliato fermarsi per un appetitoso break o per una cena in relax all’Antica Pizzeria del Corso. Attiva dal 1974 offre un’ampia gamma di prodotti tipici: panzerotti, pizza classica, fritti, ripieni di pizza e altri prodotti correlati. Si è aggiudicata, nel 2017, il campionato mondiale per la pizza in teglia. Da non perdere una vera e propria chicca, la sfugliat del vulture.
Per degustare, invece, un perfetto pranzo della tradizione colmo di piatti tipici locali, incluso un antipasto noto per quantità e qualità dei prodotti offerti, si consiglia l’Agriturismo Sant’Agata, tra l’altro impegnato nella produzione e nella vendita di prodotti tipici artigianali grazie all’agricoltura biologica e certificata.
Alcune specialità rapollesi: gli strascinati, formato di pasta fatto in casa tipico della Basilicata; i peperoni cruschi, il baccalà, ecc.
Dove dormire
Per chi decide di sostare a Rapolla per qualche giorno e cogliere l’occasione di visitare, oltre al paese, anche tutti gli altri interessanti luoghi del Vulture consigliamo di alloggiare all’Hotel Terme di Rapolla, luogo di pace e benessere.
Come avete potuto modo di leggere nell’articolo “Cosa vedere a Rapolla: città dell’olio e del vino in Lucania“, c’è tanto da fare e da fare sia da un punto di vista culturale che naturalistico. Cosa aspettate? Venite a visitare Rapolla.