Acerenza
Acerenza, conosciuta anche come La Cërènzə nel dialetto lucano, è un comune italiano situato nella provincia di Potenza, in Basilicata, e conta una popolazione di 2.112 abitanti. Si trova a 833 m s.l.m. nella parte nord-orientale della provincia, e confina con i comuni di Oppido Lucano (10 km), Cancellara (12 km), Forenza (14 km), Pietragalla (16 km), Genzano di Lucania (19 km) e Palazzo San Gervasio (24 km).
Questo borgo lucano, insieme a Venosa, Castelmezzano, Pietrapertosa, Viggianello e Guardia Perticara, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia dall’omonima associazione, che raggruppa un totale di 196 località della penisola. Il nome Acerenza potrebbe derivare da Acheruntia (Αχερουντία in greco), antico toponimo citato dai romani Tito Livio e Orazio, e nel Medioevo da Procopio. Questi autori la definiscono come una “fortezza di guerra” e un “presidio”. In passato, il fiume Brandano, oggi conosciuto con questo nome, veniva chiamato Acheronte.
La storia di Acerenza fino all’alto medioevo
Situata su un altipiano con pendii ripidi, tra il fiume Bradano e il suo affluente Fiumarella, Acerenza è stata da sempre di grande importanza strategica per la difesa del territorio.
Le prime tracce di insediamenti risalgono al VI secolo a.C. e l’antica Acheruntia, nota come Αχερουντία in greco, fu fondata nel luogo dell’attuale abitato.
Nel V secolo, Acerenza divenne una delle diocesi della Lucania. Ai tempi dell’Imperatore Giustiniano e della metà del VI secolo, la città era altrettanto forte: secondo Procopio, infatti, Totila prese il presidio di Acerenza, che alcuni abitanti chiamavano così, e vi installò una guarnigione di 300 uomini. Lo stesso presidio, guidato dal capitano Morra, passò poi all’Imperatore Giustiniano.
Nel 788, Carlo Magno chiese la demolizione delle mura di Acerenza come condizione per la liberazione di Grimoaldo III, suo ostaggio, e il permesso di farlo tornare a Benevento. La richiesta venne accettata, ma nel 793 lo stesso Duca di Benevento Grimoaldo III fece ricostruire le mura sul monte.
Nell’IX secolo, la Lucania era divisa in numerosi gastaldati, tra cui Acerenza, che era stata in parte attribuita al principato di Salerno, ma mantenne la sua indipendenza dalla città.
La lunga contesa
La città fu al centro di una lunga contesa tra Longobardi e Bizantini. Gli ufficiali longobardi a volte collaboravano con i funzionari bizantini e rendevano conto allo stratego di Bari, rappresentante dell’Imperatore d’Oriente in Italia, piuttosto che al principe di Salerno.
Un’altra significativa interferenza tra Longobardi e Bizantini si ebbe in questo periodo per alcune terre dell’abbazia di Acerenza date in affitto ad un contadino di Matera. L’affitto era valido solo con il consenso del principe di Salerno, che era il legittimo proprietario delle terre, ma la sentenza finale fu ratificata a Matera da un giudice che era un funzionario bizantino insignito del titolo di scudiero imperiale.
Acerenza è stata menzionata in un documento bizantino datato al 1002, in cui si parla di una contesa tra il kastron (cioè la città fortificata) di Tricarico e quello di Acerenza riguardo al possesso di alcune terre. Questa contesa ebbe origine a seguito della cacciata, da parte delle forze bizantine, di un manipolo di arabi insediati a Pietrapertosa, comandati da un certo Loukas, un cristiano convertito all’Islam, che compiva scorribande nella zona.
Ciò che rende interessante questo documento è che stabilisce i confini indicando punti fissi che ancora oggi sono individuabili. In questo modo, è stato possibile costituire l’attuale confine tra il territorio di Tricarico e quelli di San Chirico Nuovo e Tolve.
Il periodo normanno di Acerenza
Il 4 maggio del 1041, il vescovo Stefano (1029-1041) di Acerenza, sostenitore del Catapano di Bari, perse la vita combattendo contro i primi Normanni che avevano conquistato la zona intorno a Melfi, sulle rive dell’Ofanto. La sconfitta portò alla conquista di Acerenza da parte dei Normanni, diventando così una delle prime località del sud Italia ad essere occupata. L’insediamento di Asclettino I Drengot, un cavaliere della casata Drengot Quarrel, contribuì alla fondazione della contea di Puglia, essendo uno dei primi capi normanni ad affermarsi nel territorio del Vulture-Melfese. Oltre a questo, fu attivo anche nella zona di Vieste, situata nel promontorio del Gargano.
Lo stesso Asclettino partecipò all’Assise di Melfi, che si concluse all’inizio del 1043. Egli è l’unico della casata Drengot ad essere stato insignito di una signoria nella contea di Puglia, tra undici diversi cavalieri appartenenti alla famiglia Altavilla.
Durante il parlamento generale, Guaimario V concesse a Rainulfo I Drengot il dominio sui territori della Campania. L’intera regione, ad eccezione di Melfi, fu divisa in dodici baronie, costituite a beneficio dei capi normanni ed assegnate nei territori di Capitanata, Gargano, Apulia e Irpinia, fino al Vulture.
Il ruolo dei normanni
I Normanni divisero in dodici Contee le terre conquistate o da conquistare. Il sovrano attribuì i feudi secondo il rango e il merito e ognuno dei cavalieri si dedicò alla conquista di quanto concessogli. In particolare, Asclettino I Drengot (Asclettino minore), che risiedeva nel castello di Genzano, ottenne il titolo di Conte di Acerenza. Le vicende della Contea di Puglia e della Casata Altavilla si intrecciarono con quelle di Aversa e dei Drengot. Questi ultimi, infatti, all’interno della stessa contea, erano presenti nelle zone di Vieste (promontorio del Gargano), Acerenza e Genzano (Basilicata), proprio con Asclettino I.
Asclettino II Drengot, successore di Rainulfo Drengot, diventa conte di Aversa e duca di Gaeta nel 1045. Gli abitanti normanni di Aversa eleggono Asclettino II come loro leader, mentre Guaimario IV di Salerno gli concede la contea. Tuttavia, i nobili di Gaeta decidono di eleggere come loro duca il longobardo Atenolfo, conte di Aquino. Guaimario, signore sia di Gaeta che di Aversa, e vassallo di Rainulfo, interviene a favore di Asclettino II e attacca Atenolfo, sconfiggendolo e catturandolo. Successivamente, Guaimario lo libera e lo conferma come duca di Gaeta. Asclettino II regna solo per pochi mesi e muore prematuramente.
Successivamente arriva nella penisola Riccardo I Drengot, figlio di Asclettino I (Asclettino maggiore), che si mette al servizio di Umfredo d’Altavilla e sposa la sorella Fressenda: a Melfi gli è assegnato il titolo di Conte di Acerenza e Signore di Vieste. Nel 1061 Roberto il Guiscardo la trasforma in una roccaforte per difendersi dalle rappresaglie bizantine.
Cosa vedere
Iniziando la visita del suggestivo borgo lucano, ci si può immergere nella bellezza del centro storico. Qui, si possono ammirare il magnifico palazzo cinquecentesco che una volta ospitò la Pretura e vari palazzi gentilizi risalenti al ‘700, abbelliti da piccoli portali in pietra e decorati con sculture ed effigi delle antiche famiglie di Acerenza. L’esplorazione del patrimonio storico del borgo si completa con il palazzo della Curia vecchia, una maestosa struttura architettonica in stile longobardo-normanno-svevo, della quale una parte si estende nei locali dell’antico castello.
Mentre si prosegue la scoperta del borgo, si potrebbe imbattersi nel meraviglioso palazzo Gala, risalente al Settecento, dove spicca un elegante cornicione a romanella e portali in pietra lavorata. Infine, volgendo lo sguardo verso un’altra direzione, ci si potrà affascinare con la chiesetta gentilizia di San Vincenzo, risalente al XVIII secolo.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta
Nel cuore del caratteristico centro storico di Acerenza si trovano alcuni degli edifici storici più interessanti dal punto di vista architettonico. Tra questi spicca la maestosa Cattedrale di Santa Maria Assunta, uno dei monumenti più importanti della regione. Costruita in stile gotico-romanico nel XI secolo e consacrata nel 1080, la cattedrale è caratterizzata dalla grande abside. All’interno, oltre alle pregevoli opere cinquecentesche, è possibile ammirare la suggestiva cripta del 1524, con le pareti affrescate da Giovanni Todisco da Abriola.
Il presbiterio è un’area ricca di dettagli e presenta un coro e tre cappelle, tutte realizzate in stile romanico con volte a crociera. Le cappelle sono dedicate a san Michele arcangelo, san Mariano e san Canio. In particolare, la cappella di san Michele arcangelo è caratterizzata da un’opulenta decorazione barocca, che comprende anche una statua del XVII secolo dell’Arcangelo. La cappella di san Mariano ospita reliquie del santo e una statua lignea dorata del 1613, mentre la cappella di san Canio presenta un altare barocco e un busto ligneo del santo risalente al XVII secolo.
Chiesa di San Laviero Martire
Acerenza è anche la patria di San Laviero martire, il patrono della città, che ha la sua chiesa dedicata proprio a lui. La Chiesa di San Laviero martire fu costruita nel 1065 e, insieme alle chiese di San Canio vescovo e San Mariano, arricchisce il complesso degli edifici religiosi della città. All’interno della chiesa, è possibile ammirare un altare barocco dedicato a San Laviero, su cui è esposta una tela del settecento che raffigura il suo martirio, realizzata da Filippo Donzelli e molto venerata dai cittadini di Acerenza.
La cucina acheruntina
Gustose acciughe all’aceto
Per preparare le acciughe all’aceto, iniziate pulendo accuratamente le acciughe, passandole poi nella farina e friggendole in olio bollente. Una volta pronte, asciugatele su carta assorbente e sistematele su più strati in un piatto fondo. Nel frattempo, scaldate in un pentolino aceto, aglio, menta e peperoncino e poi versate il tutto sul pesce fritto. Coprite il piatto e lasciate riposare in frigorifero per almeno un giorno per far insaporire bene.
Agnello alla contadina, un piatto rustico e gustoso
Per preparare l’agnello alla contadina, iniziate lavando e asciugando bene la carne di agnello. Tritate insieme pomodori, cipolla, prezzemolo, salvia e rosmarino. Poi, pelate, lavate e affettate le patate. In una teglia unta disponete l’agnello, le patate, i pomodori, la cipolla e il trito di aromi. Infornate a 180 gradi e portate a cottura per un piatto rustico e gustoso che lascerà a bocca aperta i vostri commensali.
Agnello saporito, un piatto che conquisterà il palato
Per preparare l’agnello saporito, iniziate pulendo la carne di agnello e lavando e pelando le patate. Tagliate le patate a fette sottili e ungete una teglia, disponendo carne e patate. Aggiungete aglio e rosmarino, mescolate bene e bagnate con brodo, cospargendo con salamoia e olio. Infornate per circa un’ora e poi rosolate al grill del forno per 10 minuti. Servite subito e lasciate che il vostro palato si innamori di questo piatto gustoso e profumato.
Cappucci e cicorie, un contorno saporito e originale
Per preparare il contorno di cappucci e cicorie, iniziate cuocendo il piedino di maiale in acqua salata per circa 150 minuti. Aggiungete poi le cicorie, i semi di finocchio e il cavolo cappuccio privato del torsolo, lavato e affettato. Salate e portate a cottura. A fine cottura, servite il contorno di cappucci e cicorie accompagnato dalle cotenne ben pulite e dal loro gusto deciso, per un contorno saporito e originale che lascerà tutti senza parole.
Costolette di agnello
Per preparare le costolette di agnello con patate, iniziate lavando e pelando le patate, poi tagliatele a spicchi. Lavate e tagliate a pezzetti l’aglio e il rosmarino, quindi fate dorare l’aglio con le patate e il rosmarino in una padella. Aggiungete un pizzico di salamoia bolognese abbondante e cuocete per 20 minuti. Alla fine aggiungete la carne, dorandola con del vino bianco. Una volta pronte, mettete le costolette in un piatto e lasciatele riposare. Nella stessa padella, rosolate le patate. Servite le costolette con le patate, del rosmarino e una macinata di pepe.
Insalata di lampascioni
Per preparare un’insalata di lampascioni, iniziate pulendoli e lavandoli bene, poi lasciateli ammollare per un giorno, cambiando l’acqua. Lessateli, fateli raffreddare e scolateli, poi conditeli con sale, pepe, aceto, olio d’oliva e prezzemolo. Mescolate bene e servite.
Maccheroni con salsa di peperoni
Per preparare i maccheroni con salsa di peperoni, iniziate lavando i peperoni, poi fateli soffriggere con del peperoncino. Aggiungete un po’ di acqua e cuocete il tutto a fuoco basso per circa 20 minuti. Togliete l’olio e salate, poi frullate i peperoni e rimetteteli nella padella. Aggiungete panna, pepe nero e del provolone piccante, amalgamando il tutto. Spegnete e tenete in caldo. Lessate la pasta, scolatela e mantecatela con la crema di peperoni. Servitela calda.
La pecora nel coccio
La pecora nel coccio è una ricetta tradizionale che risale a secoli fa. Per prepararla, dobbiamo tagliare la carne a pezzetti e cuocerla in acqua e olio per 15 minuti. Nel frattempo, affettiamo le cipolle e tritiamo il sedano. Una volta cotta la carne, mettiamola in un recipiente di cotto con cipolle, sedano, patate, pomodori, olio, pepe e lasciamo cuocere il tutto per 40 minuti. Aggiungiamo del formaggio pecorino e serviamo.
Pomodori e peperoni
I pomodori e i peperoni sono una salsa gustosa e versatile, ideale per accompagnare molti piatti. Per prepararla, dobbiamo pulire e tagliare i peperoni, e tritare i pomodori dopo averli mondati e lavati. Appassiamo le cipolle con l’olio, poi uniamo i peperoni, i pomodori, il sale, il peperoncino e l’aglio pestato. Cuociamo il tutto per 20 minuti, diluiamo con un po’ di aceto e cuociamo ancora per poco. Togliamo la salsa dal fuoco, lasciamola raffreddare e conserviamola in un luogo fresco e buio.
Spaghetti di Maratea
Gli spaghetti di Maratea sono una specialità della cucina lucana. Per prepararli, dobbiamo pelare e pulire i pomodori e tagliare l’aglio. Lessiamo gli spaghetti, scoliamoli al dente e uniamoci i pomodori crudi e l’aglio, irrorando il tutto con olio. Mescoliamo bene e copriamo il recipiente, mettendolo in un contenitore pieno di acqua bollente. Lasciamo riposare per 10 minuti, poi serviamo i nostri spaghetti di Maratea ben caldi.
Gli eventi del borgo
Acerenza è una città ricca di storia e tradizione, famosa per il suo patrimonio religioso e culturale. Tra i suoi tanti tesori, spicca la figura di San Laviero Martire, nato nel vico Tergia di Acerenza e deceduto a Grumento nel 312. Ogni anno, il 17 novembre, si celebra la sua festa, preceduta da un Triduo di Preghiere nella chiesa a lui dedicata.
Ma non è l’unico santo venerato ad Acerenza: il 30 aprile, infatti, la città festeggia San Mariano Martire, compatrono, mentre il 25 maggio si celebra San Canio Vescovo e Martire, patrono e protettore della città e della diocesi di Acerenza. Inoltre, la Domenica di Corpus Domini è caratterizzata dalla solenne processione del Santissimo Sacramento per le vie della città.
L’11 e il 12 agosto si svolge la rievocazione storica in costume medievale “Dai Longobardi ai Normanni – Storia di una Cattedrale”, che ripercorre la storia della città dal periodo longobardo fino all’arrivo dei Normanni. Il 15 agosto, invece, si celebra la Festa dell’Assunzione della Madonna in Cielo. Infine, il 1º settembre e il 14-15-16 novembre si svolgono le feste in onore di San Canio Vescovo e Martire e San Laviero Martire, rispettivamente.
Ogni festa è caratterizzata da un’atmosfera unica e coinvolgente, che rende Acerenza una meta imperdibile per chi vuole conoscere la storia e le tradizioni della regione.
Vi lasciamo con un bellissimo video di Acerenza per farvi capire la bellezza e l’unicità di questo piccolo paesello lucano.