Avete mai sentito parlare di Atella? La cittadina lucana affonda le sue origini nel 1300, scopriamo insieme la sua storia.
Atella e la sua storia incerta
Atella è una cittadina lucana in provincia di Potenza. Nasce nel 1300 ma secondo alcune ipotesi in passato si diceva che fosse stata fondata nel III secolo a.C. da profughi provenienti da Orta di Atella, l’omonima città antica campana o che fu costruita sulle rovine di Celenna, un’altra città antica menzionata da Virgilio nell’Eneide.
A supportare queste ipotesi ci sono alcuni reperti archeologici: una necropoli risalente al IV secolo a.C. e un sarcofago dell’epoca imperiale romana.
Il comune oggi
Oggi comune di circa 3600 abitanti, l’ipotesi accertata vuole che Atella nacque nel decennio tra il 1320 ed il 1330, sotto il Regno di Napoli durante il governo della dinastia degli Angioini.
La promessa dell’esenzione fiscale
Il principe Giovanni d’Angiò, figlio di re Carlo II, nonché conte di Gravina e signore di San Fele, Vitalba ed Armaterra nel 1322 promise l’esenzione fiscale per dieci anni a coloro che si sarebbero trasferiti nella città che stava facendo costruire.
Una proposta di grande successo
Questa proposta si rivelò vantaggiosa e di grande successo: tutte le famiglie impoverite dalle continue guerre e oppresse dai pesanti tributi dei feudatari del Vulture-Melfese accorsero ad Atella abbandonando casali e castelli circostanti per trasferirsi nel nuovo borgo.
1300: un secolo di prosperità per la storia di Atella
Fu così che nei decenni successivi Atella divenne una delle cittadine più ricche della Basilicata e si riversarono cittadini provenienti da zone limitrofe come Rionero, Monticchio, Lagopesole, Agromonte, Balvano, Caldane e Sant’Andrea.
Tasse tasse e ancora tasse
Nella seconda metà del 1300, la cittadina pagava più tasse di ogni altro paese della regione, diventando un importante centro militare ed economico in crescente sviluppo.
La protezione di Atella
Per protezione di Atella vennero erette delle mura e costruito un castello con due entrate. Oggi è rimasta solo la porta di San Michele, uno dei luoghi storici ancora visitabili del paese. Sorsero numerose chiese, conventi, luoghi di ritrovo.
Atella produceva prodotti alimentari come formaggi, salumi e cereali che venivano esportati nelle corti e nelle più importanti città del meridione di quell’epoca.
Dal 1400: il progressivo declino di Atella
Purtroppo, il periodo di prosperità di Atella iniziò a calare circa un secolo dopo la sua fondazione.
Le cause, come sempre in questi casi, sono molteplici:
I ripetuti saccheggi e gli assedi
Il primo avvenuto nel 1361, il secondo nel 1496 (saccheggiata dall’esercito francese di Gilberto di Montpensier).
Passaggi di feudo
I continui passaggi da un feudatario all’altro che portarono a cattive cure e alla mala gestione della cittadina.
Le scosse sismiche
le prime iniziarono già negli anni Quaranta del 1300. Un grave danno urbano si ebbe nel 1456. Nel 1561 un forte terremoto ha distrutto il monastero di Sant’Agostino, per poi arrivare al 1694 quando la città venne travolta dal “grande terremoto” che danneggiò gran parte della cittadina, tra cui il castello di cui rimane solo la porta di San Michele e la Torre Angioina, portò tantissime vittime e feriti
Le malattie
Una grave ondata di malaria investì violentemente Atella.
La crisi economica
La crisi delle attività economiche conseguenti a tutti i fattori elencati più sopra
La decadenza di Atella
Il susseguirsi di questi eventi nel corso dei secoli portarono Atella ad una progressiva decadenza, senza più riuscire a riprendersi e a tornare ai fasti di un tempo.
Il trasferimento a Melfi
Soprattutto dopo i terremoti, molti cittadini decisero di trasferirsi nella vicina città di Melfi che era stata anch’essa investita dalle scosse ma subendo danni minori. Successivamente Atella fu colpita di nuovo dai terremoti nel 1851, 1857, 1930 e 1980.
Il Comune di Atella
Nel 1773 nasce ufficialmente il Comune di Atella, definendo anche un grande passaggio storico: la fine del periodo feudale e l’inizio di quello democratico.
La storia del brigantaggio ad Atella
Nell’Ottocento, come tante zone del meridione, anche Atella fu interessata dai fenomeni storici del brigantaggio e dell’emigrazione, modi come altri per riuscire a sopravvivere alla povertà impellente.
Nel 1861, quando venne proclamato il Regno d’Italia e il brigantaggio viveva il suo periodo focale, furono coinvolti un centinaio di cittadini atellani.
Si ricordano alcuni personaggi, come Giuseppe Caruso (luogotenente del capo dei briganti), Nicola Lardieri e Felice Di Gilio.
L’insurrezione lucana
La storia del brigantaggio intrecciata con la comunità atellana, ha inizio con l’insurrezione lucana dall’agosto 1860 che si manifestò con l’obiettivo di opporsi al trapasso dal regime borbonico a quello unitario del Regno d’Italia. Molti borghesi del paese si dichiararono anch’essi contrariati all’idea dell’unificazione, per paura di perdere i privilegi acquisiti, a differenza della maggior parte dell’elettorato atellano che si sarebbe espresso favorevolmente all’unità, con il Regno d’Italia.
Le cause della rivolta
Infatti, l’insurrezione va contestualizzata e vista come il risultato di un’accurata pianificazione di ambito nazionale e meridionale, ma di fatto realizzata anche dalla borghesia terriera con l’obiettivo di ottenere posti di rilievo nel futuro Stato unitario e, da parte del popolo, di risolvere finalmente la questione demaniale.
Le prime reazioni filo-borboniche
Il 7 aprile 1861 scoppiarono le prime reazioni filo-borboniche, a seguito di un incontro tenutosi presso il convento di S. Maria degli Angeli che divenne la “centrale operativa” del movimento legittimista del melfese. L’adunata collettiva dei briganti, carcerati evasi e idealisti legittimisti filo-borbonici, si svolse nel Castello federiciano di Lagopesole, Scelsero come simbolo di riconoscimento una coccarda rossa dei Borboni. Il 13 aprile 1861, ci fu un noto scontro nella cittadina atellana.
L’arrivo delle Guardie Nazionali da Rionero
Il Sindaco De Martinis si allarmò, a seguito di voci che circolavano, su un probabile arrivo delle Guardie Nazionali da Rionero, con l’intento di saccheggiare, disarmare il paese e disonorare le famiglie. Così il Sindaco consigliò a tutti gli uomini di armarsi e vegliare la cittadina, già dalla notte del giorno prima.
il 13 aprile 1861 apparvero le truppe alle porte di Atella intente ad attraversare la cittadina, quando vennero accolti da una pioggia di proiettili provenienti dai vani dei palazzi.
Morti e feriti
Ci furono due morti e sette feriti. Solo successivamente si seppe che erano le guardie di ritorno da Rionero per contrastare l’arrivo dei briganti, che a loro volta non si presentarono. Il passaggio delle guardie da Atella, fu solo al fine di raggiungere i paesi di provenienza delle varie rappresaglie.
Di quel giorno, si raccontarono varie versioni dell’accaduto, ciò che è certo è che la posizione della borghesia iniziò lentamente a cambiare e a capovolgersi: infatti approfittò della guerra brigantesca, delle tensioni sociali e della miseria sempre più diffusa nelle campagne, in virtù anche delle notizie sul successo dei Garibaldini nel Meridione, per cui si iniziò a ragionare sulla convivenza con i Savoia del Regno d’Italia.
I cittadini come protagonisti
Giuseppe Caruso decise allora di collaborare con il colonnello Pallavicini alla causa dei Savoia, ma solo se fosse stato lui a guidare personalmente le Guardie Nazionali contro gli agguati mortali dei briganti e per stanare i tanti rifugi disseminati sul territorio.
I protagonisti di questi importanti eventi storici furono per la prima volta proprio i contadini.
Un divario sempre più grande
Purtroppo in seguito per braccianti e lavoratori della terra nulla cambiò, anzi il divario si acuì e per cercare fortuna e sfuggire alla grave crisi agraria degli anni Ottanta dell’Ottocento dovettero emigrare verso l’America. La storia di Atella finisce nei giorni nostri, con un paesino lucano che cerca di risollevarsi e di ridurre l’emigrazione dei propri abitanti verso lidi migliori.
Lo stemma della città di Atella
Anche Atella ha il suo stemma. Lo stemma della città è rappresentato da una leonessa seduta con una palla di cannone nella zampa destra che tiene sollevata.