Le feste e le tradizioni di Melfi sono sicuramente un’ottima occasione per poter conoscere la cultura della Basilicata. Ogni anno, infatti, si svolgono rievocazioni di eventi che hanno segnato la storia del paese della provincia di Potenza, attirando migliaia di turisti. Devi sapere che nella regione lucana una delle forme di turismo più diffusa è proprio quella culturale. Tramite manifestazioni storiche o enogastronomiche, ad esempio, è possibile una maggiore conoscenza del territorio a livello locale. E poi è sicuramente uno dei modi più divertenti per far scoprire le bellezze del nostro paese ai bambini.
Gli eventi più importanti tra feste e tradizioni di Melfi
Tra le feste più note in tutta Italia sicuramente c’è il Carnevale. A Melfi la tradizione è scomparsa a partire dagli anni Sessanta. Grazie all’operato di artisti e cartapestai del luogo, però, anche nel piccolo borgo della Basilicata è ripresa l’usanza della festa perduta. Tra sfilate, musica e tanto altro, a febbraio puoi rivivere la spensieratezza di questo evento secondo la tradizione melfese.
Particolarmente suggestiva, invece, è la processione del Venerdì Santo. Secondo la tradizione, in questa occasione tutte le bambine del paese sfilano vestite di nero portando i simboli della Passione e morte di Gesù.
E che dire del Natale! Le vie della città si riempiono dell’odore delle” r’ pettl “, le frittelle fritte offerte alle persone a passeggio per le strade. Inoltre Melfi prende vita grazie a luminarie scenografiche che abbelliscono il centro storico e gli edifici iconici del borgo. Sapevi che il Castello diventa un grande display dinamico? Ogni giorno durante il periodo della festività, infatti, con giochi di luci diversi, si proiettano immagini fiabesche davvero molto suggestive. Inoltre è possibile visitare anche la Cisterna del Castello, di epoca angioina e recentemente restaurata.
Ma quali sono le feste e le tradizioni tipiche di Melfi? In determinati periodi dell’anno nella città lucana si svolgono manifestazioni culturali strettamente connesse con alcune usanze ed eventi della storia del piccolo paese. Scopriamole!
La festa patronale di Sant’Alessandro
Il 9 febbraio ricorre la festa del patrono di Melfi. Ma sapevi che la storia dell’elezione di Sant’Alessandro a protettore della città è davvero particolare?
Nel 1620, Melfi annovera ben tre santi patroni:
- San Bartolomeo, protettore delle malattie della pelle;
- San Martino di Tours, il cui culto è importato nel sud Italia dai Normanni;
- San Tommaso d’Aquino, legato alle istituzioni scolastiche fiorite durante il XIV secolo.
Nonostante questa situazione di pluralità, nel 1626, in occasione dell’ingresso nella diocesi di Melfi di Mons. Scaglia, sono traslate dalle Catacombe di San Callisto di Roma i resti di Sant’Alessandro martire e altre reliquie. Devi sapere che per le città possedere resti di martiri noti era un grande segno di prestigio. Però, nel caso di Sant’Alessandro, ben presto si è creata confusione con un altro santo omonimo di origine bergamasca. Ciò è dovuto a due fattori importanti:
- all’epoca è attestata nel borgo lucano la presenza di una forte e potente comunità di Bergamo;
- non ci sono notizie circa il martire importato dalle catacombe romane.
Poiché coincidenza ha voluto che il monsignore importasse a Melfi i resti di un santo con lo stesso nome di quello già venerato dalla collettività bergamasca, è stato facile far coincidere l’uno con l’altro. A rafforzare ulteriormente questa concomitanza c’è l’episodio legato all’elezione del nuovo santo protettore.
Secondo Araneo, sebbene in un’urna sono inseriti diversi nomi di candidati a santo patrono di Melfi, quello di Sant’Alessandro per tre volte è ripescato sebbene scartato. Credendo che fosse la volontà di Dio, il martire è ufficialmente eletto a protettore della città.
Come ogni ricorrenza del santo patrono, alla festa religiosa sono legati anche eventi folkloristici come gli spettacoli pirotecnici e musicali e i mercatini.
La festa dello Spirito Santo
Questa manifestazione è una delle più particolari tra le feste e tradizioni di Melfi. Nel 1528, la città è presa d’assedio dai francesi di Francesco I, coadiuvato dalle cosiddette Bande Nere. Note per la ferocia e crudeltà, una volta entrate nel piccolo borgo si sono date al massacro della resistenza melfese, lasciando pochi sopravvissuti.
Passato alla storia come la Pasqua di sangue, nella rievocazione si festeggia il ritorno dei sopravvissuti nella città lucana e la liberazione dai francesi con la processione detta dello Spirito Santo.
Ricordando il cruento episodio, oggi i melfesi si radunano all’alba del giorno di Pentecoste presso la chiesa di Santa Maria ad Nives e da qui si recano alla cappella rupestre dello Spirito Santo. Prelevata la statua, questa è condotta per le vie su un carro trainato da buoi, seguita da una processione di musicanti e sbandieratori a scandire l’andamento del corteo in costume cinquecentesco. Per tutta la giornata seguono diverse manifestazioni a ricordare la vicenda storica.
Convegno nazionale della falconeria tra le feste e tradizioni di Melfi
Ad ottobre, ogni anno si svolge la Festa della falconeria, in onore dell’amatore di questa pratica: Federico II di Svevia. In questa occasione, Melfi fa un viaggio indietro nel tempo fino al Medioevo, accogliendo falconieri da tutta Europa.
Secondo l’antica tradizione, questi gareggiano col proprio falco andando a caccia. Inoltre tutta la manifestazione è mirata ad esaltare l’attrezzatura e la tecnica che lo stupor mundi ha perfezionato. A lui si devono, infatti, introduzione di accorgimenti nel rispetto del rapace, come il cappuccio a tranquillizzare il volatile. Questi studi, inoltre, sono riportati nel De arte venandi cum avibus, noto manuale di falconeria redatto dall’imperatore.
Durante l’evento si svolgono spettacoli, convegni e degustazioni di prodotti tipici e i partecipanti vestono secondo i costumi dell’epoca. Particolarmente affascinante è la parata che si svolge per le vie della città guidata da Federico II. Il corteo costituito da falconieri, menestrelli e giullari fa ritorno poi al Castello concludendo i festeggiamenti.
Sagra della Varola
Tra eventi enogastronomici legati alle feste e tradizioni di Melfi, sicuramente da non perdere è la Sagra della varola. É un evento che si svolge ad ottobre in cui la castagna tipica del vulture melfese è arrostita in un grande recipiente bucherellato chiamato varola. In questa occasione il frutto di origine orientale è degustato insieme ad altri prodotti tipici come l’Aglianico del Vulture. La piazza principale di Melfi si trasforma in un bosco in cui trovare stand dove acquistare e degustare varie delizie tipiche e prodotti derivati dalla castagna, come il liquore, la birra e cibi realizzati con la farina di marroni.
La tradizione vuole che siano le donne a dedicarsi alla raccolta della castagna. Si pensa che tra loro ci sia la reincarnazione di una fantasia amorosa che sedusse lo stupor mundi con un calzoncello all’Aglianico del Vulture. Il Marroncino di Melfi oggi è in attesa della denominazione IGP ed è ottimo da consumare fresco. Per questo è ricercatissima per ricette pregiate come quella dei marron glacè.
La tradizione delle panedduzze
Il giorno dell’Immacolata si ricorda un’altra tradizione di Melfi dalle origini antiche. Nel 1530, per volere del re di Spagna Carlo V, sono mandate nella città trenta famiglie albanesi. Stanziandosi per molto tempo, queste hanno mantenuto le loro usanze. Tra le più note è rimasta la pratica di spargere nei campi per renderli fertili piccoli pani azzimi.
La scelta di questa tipologia di alimento rimanda al dogma dell’Immacolata Concezione. Poiché il pane azzimo si realizza senza lievito, questo viene associato all’episodio del concepimento della Madonna senza peccato originale.
Le feste e tradizioni di Melfi derivano da usanze e eventi storici che hanno segnato profondamente il piccolo borgo della Basilicata. Alcune di queste sono molto particolari, altre più suggestive ma quali occasioni migliori per poter scoprire le meraviglie di questa città?